Durante la pandemia da Covid-19 si è molto sentito parlare di resilienza, termine utilizzato dai media per definire la capacità di resistere efficacemente alle difficoltà legate alla diffusione del virus e alle restrizioni correlate. Ma cosa intendiamo esattamente quando parliamo di resilienza, e in che modo può esserci utile?

Utilizzata in fisica ed in biologia per indicare la proprietà di alcuni materiali di conservare la propria struttura o riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a deformazione, oppure di un sistema di ritornare a uno stato di equilibrio in seguito ad un evento perturbante, in psicologia la parola resilienza si riferisce alla capacità di far fronte ad una situazione difficile mantenendo l’equilibrio psico-fisico precedente all’evento stressante ed in alcuni casi addirittura migliorandolo. Alcuni autori si riferiscono qui al concetto di “crescita post-traumatica”.

Si tratta quindi della capacità di “autoripararsi” dopo un danno, di resistere, ma anche di riuscire a riorganizzare la propria vita in modo costruttivo nonostante situazioni difficili, dolorose o traumatiche che farebbero pensare alla possibilità di un esito negativo permanente.

 

Le persone più resilienti sono quindi quelle che riescono meglio a fronteggiare le avversità della vita, e presentano alcune caratteristiche comuni. Si tratta ad esempio della capacità di impegnarsi, di lasciarsi coinvolgere tanto nelle attività quanto nelle sfide della vita senza viverle come eccessivamente problematiche, oppure della tendenza a considerare gli eventi esterni come in qualche misura controllabili attraverso le nostre azioni, concetto noto in psicologia sociale come “locus of control interno”. Anche il poter contare su una buona rete sociale ( ad esempio buoni rapporti familiari, con amici, colleghi o vicini di casa) ed il sentire che la propria vita abbia scopi ed obiettivi definiti, sono risultati essere fattori fortemente correlati alla capacità di resilienza.

Dall’analisi di questi fattori emerge quindi che la resilienza non è un tratto fisso ed immodificabile della  personalità, bensì è una caratteristica che può essere aumentata o diminuita da una serie di comportamenti, pensieri e atteggiamenti che possono a loro volta essere imparati.

 

Secondo alcuni autori è possibile individuare cinque aspetti:

  1. L’ ATTEGGIAMENTO POSITIVO. L’ ottimismo, la capacità di cogliere il lato favorevole delle situazioni che ci capitano, promuove il benessere individuale e preserva dalla sofferenza fisica e psicologica. Chi è ottimista tende a dare minor peso alle difficoltà conservando così una maggiore lucidità per trovare soluzioni soddisfacenti ai problemi incontrati.
  2. UNA BUONA AUTOSTIMA. Avere una scarsa considerazione di sé ed essere ipercritici nei confronti dei propri risultati infatti si associa ad una minore soddisfazione di sé, ad una quota maggiore di dolore e stati d’animo negativi e ad un aumentato rischio di sviluppare sintomi depressivi.
  3. UNA ADEGUATA SOLIDITA’ PSICOLOGICA (“HARDINESS”). Si compone a sua volta della capacità di sentirsi in grado di controllare ciò che ci capita utilizzando tutte le risorse utili e disponibili; della capacità di impegno verso obiettivi personali chiari e definiti; del gusto per la sfida, che include la visione dei cambiamenti come opportunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicurezze.
  4. DARE SPAZIO ALLE EMOZIONI POSITIVE. Si tratta della capacità di focalizzarsi su ciò che si ha piuttosto che su ciò che manca.
  5. POTER RICORRERE AL SUPPORTO SOCIALE. Riguarda la possibilità di circondarsi di persone che ci rimandino un’ immagine di noi come degna di amore, cura, stima e apprezzamento e ascolto.

In conclusione, anche quando ciò che ci capita non supera la nostra capacità di farvi fronte, essere resilienti non ci rende immuni dal provare una certa quota di dolore, di tristezza e di altre emozioni negative frequenti e comuni in coloro che attraversano avversità o traumi. Lavorare sulla propria capacità di resilienza consente tuttavia di aumentare la capacità di innescare una dinamica positiva dopo e nonostante una crisi, che si traduce in una maggiore possibilità di proseguire la costruzione di un soddisfacente percorso di vita.

 

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA

Franca Cantoni (2014). La resilienza come competenza dinamica e volitiva. Giappicchelli Editore, Torino.

Martin E. P. Seligman (1996). Imparare l’ottimismo. Giunti Editore (Firenze);

Prati, G., & Pietrantoni, L. (2009). Optimism, social support, and coping strategies as factors contributing to post-traumatic growth: a meta-analysis. Journal of Loss and Trauma, 14, 364-388.

Zoellner, T., & Maercker, A. (2006). Post-traumatic growth in clinical psychology. A critical review and introduction of a two component model. Clinical Psychology Review, 26(5), 626-653.

https://www.stateofmind.it/tag/resilienza/

https://www.researchgate.net/profile/George_Bonanno/publication/8909498_Loss_Trauma_and_Human_Resilience_Have_We_Underestimated_the_Human_Capacity_to_Thrive_After_Extremely_Aversive_Events/links/0deec5337810d114ee000000/Loss-Trauma-and-Human-Resilience-Have-We-Underestimated-the-Human-Capacity-to-Thrive-After-Extremely-Aversive-Events.pdf